Quando si parla di temi delicati come separazione e divorzio, spesso si fa un po’ di confusione tra i diversi termini e situazioni che si presentano. Spesso succede che affidamento e collocamento si usino come sinonimi mentre sono due cose ben diverse. Vediamo di approfondire meglio.
Che cos’è il collocamento
Si parla di collocazione o collocamento per indicare dove stanno fisicamente i minori figli della coppia che si separa. In altre parole, si tratta di individuare la casa dove i figli abiteranno, se di uno o dell’altro genitore. Nel definire il collocamento, si stabilisce anche quale dei due genitori praticamente sarà a più stretto contatto e dovrà quindi badare a loro anche economicamente. Se i due ex coniugi non hanno trovato un accordo in merito al collocamento dei figli minorenni, è il giudice a decidere dopo aver ascoltato il parare dei minori. Gli eventuali figli maggiorenni non ancora economicamente autosufficienti scelgono in modo autonomo presso quale genitore abitare. Essendo impossibile stare in due posti contemporaneamente, si parla di collocamento prevalente perché sarà sempre a favore di un genitore piuttosto che dell’altro.
Il collocamento alternato
Tuttavia, questa modalità in passato ha creato più di qualche malcontento perché è evidente che un genitore è favorito rispetto all’altro senza alcun motivo valido. Per tale ragione, alcuni giudici hanno introdotto e iniziato a usare una nuova modalità che prende il nome di collocamento alternato. Consiste nel vivere per periodi alternati con i genitori separati. Viene stabilito un preciso calendario che indica i periodi di convivenza presso i due genitori.
Questi turni hanno lo scopo di garantire il benessere nel minore che ha diritto a stare in maniera uguale presso uno e l’altro genitore. Più raramente succede che il giudice decida che il figlio abiti stabilmente in un luogo e siano i genitori ad alternarsi, cioè a risiede per periodi alterni nell’abitazione.
Il giudice cerca una soluzione che metta in primo piano i benessere del figlio ma spetta al genitore dimostrare che l’ex non è in grado di potersene prendere cura. Può esser utile in questi casi rivolgersi a un investigatore privato Roma.